Negli ultimi dieci anni spopola in Italia (come nel resto del mondo) la food mania, un’attenzione quasi sacra nei confronti della cucina, delle sue declinazioni, delle mille mila possibilità che i fornelli forniscono a chiunque per divenire (o almeno provarci!) un vero artista del cibo.
Veicolo principale e massivo di questa nuova immagine del food e dell’arte culinaria è – come sempre – la televisione, che propone decine di format (più o meno internazionali) dedicati alla passione della cucina.
Già nel 2014 una esaustiva pubblicazione di Franco Angeli raccontava come e quanto fosse consolidata la programmazione italiana dedicata al cibo: da allora le proposte sono ancora in crescita e sempre più diversificate.
Tra i tanti, gli appuntamenti con maggiori ascolti sono quelli che più tendono alla spettacolarizzazione dell’atto culinario. Da Masterchef (in Italia alla sua ottava edizione) che ha fatto scuola nei modi e nei contenuti, a Topchef (format d’élite, perché dedicato ai cuochi in carriera) fino al settoriale Bake Off, format internazionale dedicato all’alta pasticceria.


Come tutte le mode, però, anche questa ha i suoi paradossi e rischia di segregare una disciplina complessa e molto articolata a una visione superficiale e di costume, più che a un vero amore per il cibo sano e per la cucina ben concepita.

