La nuova vita dell’olio d’oliva, dal Rinascimento al ‘700
Dopo anni difficili dovuti a guerre, rivolgimenti politici e alle devastazioni dei campi, nel ‘700 l’olio d’oliva risorge a nuova vita: sempre apprezzato anche sulle tavole dei re, dal ‘secolo dei lumi’ in poi conquista nuovi orizzonti e viene utilizzato anche al di fuori della dieta, come nella lavorazione della lana o per la preparazione di lozioni per la ricrescita dei capelli. Ecco a voi una storia affascinante, dal magico sapore d’oliva…
Due oasi di pace, dove tutto è guerra
Quando non c’è pace, si sa che tutto è destinato a perire… e questo è quello che succede anche agli ulivi tra il XVI e il XVII secolo a causa di anni di guerre, carestie e devastazioni. Nella desolazione, però, sul territorio italiano ci sono due eccezioni, la Sardegna e la Toscana, dove menti illuminate si prodigano a proteggere queste piante meravigliose. In Sardegna c’è il vicerè spagnolo Giovanni Vivas che, vedendo l’isola coperta di ulivi selvatici, offre la proprietà a chi decide di innestarli. In Toscana, invece, Cosimo I organizza in modo moderno l’agricoltura, dividendo il territorio più fertile in ‘prese’ (o ‘preselle’), singolarmente tassate a canoni d’affitto molto bassi che devono essere pagati annualmente al Comune di appartenenza. Questi terreni vengono dati ai capi famiglia per piantare vigneti e uliveti. Se nella piccola proprietà si sceglie la vigna, nelle fattorie di grande estensione si predilige l’olivo: comincia così a plasmarsi il tipico panorama toscano che noi oggi possiamo ammirare, con vasti appezzamenti coltivati che ospitano i casolari, grandi edifici suddivisi in locali dedicati alle singole lavorazioni delle olive!
Ma nel ‘700 la situazione cambia…
Se nel ‘600 la coltivazione degli ulivi è ancora contenuta, nel ‘700 l’industria dell’olio d’oliva italiano raggiunge volumi grandiosi tanto da essere esportato anche in Inghilterra, Belgio, Francia, Russia e Germania, paesi che per il clima rigido non possono coltivare la pianta dell’olivo. Questa richiesta è dovuta non solo per l’utilizzo in tavola ma anche per altri impieghi come, ad esempio, la lavorazione della lana e la preparazione di unguenti contro la caduta dei capelli. È interessante sapere che questo ingrediente entra nella dieta ‘quotidiana’ proprio durante il ‘700: in questo secolo, infatti, che il grasso di maiale viene consumato meno anche nel rispetto del precetto di ‘mangiare magro’ il venerdì e durante la quaresima, seguendo i dettami della Controriforma. Si comincia così a conoscere la bontà e la versatilità dell’olio in cucina e il lardo e lo strutto di maiale, che erano praticamente gli unici grassi utilizzati nel medio evo, vengono gradualmente abbandonati.
L’olio e la medicina
Le virtù terapeutiche dell’olio d’oliva sono state da sempre conosciute ma è proprio nel ‘700 che questo prodotto diventa un vero elisir di guarigione. L’olio ottenuto da olive acerbe (Omphacino), ad esempio, viene raccomandato per i dolori dello stomaco e per trattare le gengive arrossate. L’olio comune, invece, se ingerito caldo è superlativo per le coliche, i ‘dolori laterali’ e renali, senza dimenticare il suo potente potere vermifugo. Per i casi di avvelenamento, ideale è l’olio vecchio anche se ancora più diffuso è il ‘Balsamo del Samaritano’, una “mescolanza di olio e di vino rosso, in parti eguali, a cui si aggiunge il bianco di un uovo e che si mette a lento fuoco finché sia svaporato il vino. Il residuo è utile nelle contusioni, per detergere le piaghe o risolvere i catarri” (da ‘Il libro dei segreti’, Isabella Cortese, 1565).
L’elisir per le ‘chiome fluenti’
Fin dai tempi più antichi, numerose sono le testimonianze che descrivono l’uso dell’olio d’oliva nelle preparazioni cosmetiche e negli unguenti. Famosa è la maschera nutriente che si dice essere stata il segreto di bellezza addirittura di Eleonora da Toledo, moglie di Cosimo I (se volete provare la ricetta, sono sufficienti 1 tuorlo d’uovo, il succo di mezzo limone e un cucchiaio di olio d’oliva, ben miscelati insieme e lasciati agire sul viso per 20 minuti). Una cosa particolarmente interessante è che, nel ‘700, questo elisir diventa imbattibile anche per contrastare la caduta dei capelli e, soprattutto, per mantenerne il colore originario.